L’Elucidazione, o chiarimento del testamento di Raimondo Lullo (Bibliotheque des philosophes chimiques, Paris, 1740-1754, vol. IV.)
Translated by Massimo Marra
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Sebbene abbiamo composto diversi Libri sulle diverse operazioni della nostra Arte filosofica, questo piccolo trattato , che è il nostro ultimo, è tuttavia quello che preferiamo a tutti gli altri, così che egli ben merita di essere da noi intitolato L’Elucidazione del nostro Testamento. Tanto più che ciò che noi abbiamo veramente nascosto nel nostro Testamento e nel nostro Codicillo attraverso lunghe dissertazioni riguardo gli scritti dei Filosofi, noi lo chiariamo qui in modo molto netto ed in assai poche parole. Ma affinché io non abbia bisogno di comporre altri libri, poiché la composizione non è altra cosa, e non consiste d’altro che nella sottigliezza di un bello spirito nel ben coprire e nascondere la nostra Arte, ciò che abbiamo abbondantemente dimostrato nei nostri libri esce ora dall’oscurità ed è condotto ad una piacevole luce, tanto più che nessuno dei Filosofi ha mai osato questa impresa.

Pertanto dividiamo questo libro in sei capitoli, nei quali tutto il mistero di quest’Arte è chiarito attraverso parole assai chiare, dei quali capitoli:

Il primo tratta della materia della Pietra,
Il secondo tratta del Vaso
Il terzo del Fornello
Il quarto del Fuoco
Il quinto della Decozione
E il settimo della Tintura e della moltiplicazione della Pietra.


CAPITOLO I

Della materia della Pietra

Cominciamo dunque innanzi tutto a far conoscere la materia della nostra Pietra. Benché noi abbiamo applicato cose estranee al nostro Magistero in virtù delle loro similitudini, tuttavia la nostra Pietra è composta di una sola cosa, trina in rapporto alla sua efficacia ed al suo principio, alla quale noi non aggiungiamo alcuna cosa estranea, né la diminuiamo. Abbiamo descritto tre Pietre, ossia la minerale, l’animale e la vegetale, quantunque non vi sia che una sola pietra nella nostra Arte. Noi desideriamo, o figli della dottrina, indicare che questo composto contiene tre cose, ossia anima, spirito e corpo. Esso viene chiamato minerale, poiché è una miniera; animale, perché ha un’anima; vegetale, perché cresce ed è moltiplicato. Nel che è celato tutto il mistero del nostro Magistero, che è il Sole, la Luna e l’Acqua di Vita; e questa acqua di vita è l’anima e la vita dei corpi, attraverso la quale la nostra pietra è vivificata. Per questa ragione noi la chiamiamo Cielo, quintessenza incombustibile e con altri infiniti nomi, dal momento che essa è pressoché incorruttibile come lo è il Cielo nella circolazione continua del suo movimento. Così, attraverso questa chiara dimostrazione, voi avete la materia della nostra Pietra in tutta la sua grandezza.

CAPITOLO II

Del vaso

Abbiamo deciso ora di parlare del nostro Vaso; o voi, figli della dottrina, prestate bene orecchio, affinché intendiate il nostro sentimento ed il nostro spirito. Quantunque vi abbiamo mostrato diversi generi di vasi che sono enigmaticamente descritti nei nostri libri, tuttavia non siamo dell’opinione di servirci di diversi vasi, ma unicamente di uno, il quale mostreremo qui attraverso delle dimostrazioni sensibili e visibili. In questo Vaso la nostra opera si porta a termine a partire dall’inizio fino alla fine di tutto il Magistero.

Il nostro Vaso è così composto: vi sono due vasi collegati ai loro alambicchi, di uguale grandezza,

quantità e forma in alto, dove il naso dell’uno entra nel ventre dell’altro, in modo che per l’azione del calore, ciò che è nell’una e nell’altra parte sale nella testa del vaso, ed attraverso l’azione del freddo scende poi nel ventre.

O figli della dottrina, se non siete gente dal cervello duro, avete la conoscenza del nostro vaso.

CAPITOLO III

Del Fornello

Noi parleremo adesso del nostro Fornello, ma ci sarà assai difficile esporre qui il segreto del nostro Forno, che gli antichi Filosofi hanno tanto bene nascosto. Noi abbiamo disegnato nei nostri libri diversi Fornelli, nondimeno vi dichiaro sinceramente che non ci serviamo che di un sol Fornello, che è chiamato Athanor, il cui significato è quello d’essere un fuoco immortale, poiché esso dona sempre il fuoco ugualmente ed allo stesso grado, vivificando e nutrendo il nostro composto dall’inizio fino al compimento della nostra Pietra. O figli della dottrina, ascoltate le nostre parole ed intendete: il nostro forno è composto di due parti, esso deve essere ben sigillato in tutte le giunture del suo involucro. Ed ecco com’è la natura di questo Fornello: che il Fornello sia fatto grande o piccolo, a seconda che la gran quantità di materia domandi un Fornello grande, o la piccola quantità un Fornello piccolo; bisogna che sia costruito alla maniera di un Fornello distillatorio col suo coperchio, che sia ben chiuso e sigillato. In tal modo, quando il Fornello sarà stato costruito col suo coperchio, fate in modo che vi sia uno spiraglio sul fondo, affinché il calore del fuoco acceso vi possa respirare; questa natura di fuoco richiede e domanda questo solo forno, e non altri. La chiusura delle giunture del nostro Fornello è chiamata sigillo di Hermes, dal momento che essa è conosciuta solamente dai Saggi, e non è in alcun luogo esplicitata da nessuno dei Filosofi, poiché essa è protetta nella Sapienza, che la sorveglia con comune potenza.

CAPITOLO IV

Del Fuoco

Ancorché nei nostri libri abbiamo trattato perfettamente di tre tipi di fuoco, ossia del naturale, del connaturale e del contro-natura, e di diverse altre modalità del nostro fuoco, nondimeno vogliamo attraverso ciò significare un fuoco composto di diverse cose, ed è un segreto assai grande quello di pervenire alla conoscenza di questo fuoco, perché esso non è umano, ma angelico. Bisogna rivelarvi questo dono celeste, ma per paura che la maledizione e l’esecrazione dei Filosofi, che questi hanno lasciato ai loro successori, non sia gettata su di noi, preghiamo Dio affinché il tesoro del nostro Fuoco segreto non possa passare e pervenire che nelle mani dei Saggi, e non di altri.

O Figli della saggezza, prestate orecchio per ben comprendere e comprendere il nostro Fuoco composto, che sarà di due cose: sappiate che il Creatore di ogni cosa ha creato, tra le altre, due cose adatte per questo fuoco, ovvero il fimo di cavallo e la calce viva, la cui composizione causa il nostro Fuoco, la cui natura è la seguente: prendete del ventre del Cavallo - vale a dire del letame di Cavallo ben digerito - una parte, della calce viva pura, un’altra parte. Avendo composto queste cose, impastate insieme e messe nel nostro fornello, ed avendo piazzato il nostro vaso contenente la materia della nostra Pietra, ed avendo chiuso bene da ogni lato il forno, avrete allora il fuoco divino senza luce e senza carbone, posto nel suo Fornello; e non potrebbe essere altrimenti, avendo tutto ciò che gli è necessario.

Ma questo letame e questa calce sono divini, e si intendono della nostra materia che ha il suo fuoco interno e Divino: perché il nostro fuoco artificiale è il debole calore prodotto dal fuoco di lampada.

CAPITOLO V

Della Decozione

Vi sono anche diverse maniere di preparare la nostra Pietra nel nostro Testamento, che sono chiarite in altri nostri trattati: ovvero la soluzione, la coagulazione, la sublimazione, la distillazione, la calcinazione, la separazione, la fusione, l’incerazione, l’imbibizione e la fissazione etc.. Il significato di tutte queste operazioni non è che la sola decozione. Ciò nonostante nella nostra sola decozione, si compiono tutte queste maniere di operare, ma la natura della nostra decozione è di mettere la materia del composto secondo misura, nel suo vaso, nel suo forno e sul suo fuoco, a cuocere continuamente. In ciò, secondo i Filosofi, consiste tutta la nostra opera. Attraverso questa cottura lineare, dolce ed untuosa all’inizio, la materia perviene alla sua perfetta maturità; il che si compirà in dieci mesi filosofici, dall’inizio alla fine di tutto il Magistero, senza alcun lavoro manuale. Attraverso queste maniere e queste operazioni, vogliamo farvi conoscere l’eccellenza e la sublimità della nostra arte, e come lo spirito dei Saggi l’abbia avvolta in un velo tenebroso, per la paura che colui che è indegno di quest’Arte non arrivi fino alla cime della montagna del nostro segreto; ma che egli persista piuttosto nel suo errore, fino a quando il Sole e la Luna non siano assemblati in un globo, il che gli sarà impossibile a fare se non per volere di Dio.

CAPITOLO VI

Della Tintura e della moltiplicazione della nostra Pietra

Parleremo infine della Tintura e della moltiplicazione, che è la fine ed il compimento di tutto il Magistero. Abbiamo mostrato nei nostri altri libri vari tipologie e maniere della proiezione della nostra Tintura; tuttavia, poiché la nostra tintura non è differente dalla moltiplicazione, e poiché nessuna delle due può compiersi senza l’altra, per questo bisogna che la nostra pietra sia dapprima tinta, e quando è tinta, la sua quantità è moltiplicata. Così essa è tinta per mezzo della nostra pietra moltiplicata bianca o rossa. O figli della saggezza, respingete le tenebre e le oscurità del vostro spirito per intendere il segreto dei segreti nascosto nei nostri libri con mirabile industria, il quale segreto esce ora da un abisso ed appare alla luce del giorno. Udite ed intendete, dal momento che la nostra moltiplicazione non è altra cosa che la reiterazione del composto della nostra Opera primordiale composta; perché nella prima reiterazione una parte della nostra Pietra tinge tre parti di corpo imperfetto, ed in altrettante parti essa si moltiplica e cresce in quantità; nella seconda reiterazione una parte ne tinge sette; nella terza una parte ne tinge quindici; nella quarta reiterazione una parte ne tinge trentuno; nella quinta reiterazione una parte ne tinge sessantatré; nella sesta reiterazione una parte ne tinge centoventisette, e sempre essa è moltiplicata ed aumentata in altrettante parti, procedendo così all’infinito.

Ecco, o figli della dottrina, come i nostri scritti che erano stati celati fino ad oggi sotto delle parabole sono scoperti, e noi li rischiariamo contro i precetti dei Filosofi, ma vogliamo ben scusarci delle loro reprimende e dei loro rimproveri, per il timore di cadere col permesso divino nella loro esecrazione e nelle loro maledizioni; per questo noi mettiamo le parole di questo trattato sotto la custodia di Dio Onnipotente, colui che dona ogni scienza ed ogni dono perfetto a chi vuole, e toglie a chi gli piace, affinché esse siano rimesse alla potenza della sua divinità, ed anche affinché egli non permetta che siano trovate dagli empi e dai malvagi. O figli della dottrina, rendete subito grazie a Dio poiché con la sua divina illuminazione, egli chiude e apre l’umano intelletto. E che il santo Nome di Dio sia benedetto in tutti i secoli dei secoli.

Così sia.